Quando si parla di precisione

DALLA RIVISTA FEDERALE Kronos di Aprile 2019

Nel primo numero del 2109 di KRONOS, nella rubrica “ESPERIENZE”, è stto pubblicato un articolo sulla discriminazione degli arrivi e sui sistemi che la Federazione utilizza in questo campo: fotofinish e trasponder.

 

Alla voce precisione il vocabolario della lingua italiana recita: “rispetto dell’ordine e dell’esattezza”. Ma, senza scomodare Zingarelli e volendo esprimere più terra terra tale concetto, spesso usiamo la metafora, “preciso come un orologio svizzero” e in più che “spacca il secondo”. Direi che per quel che ci riguarda, non c’è espressione che ci calzi più a pennello e liberamente tradotto potremmo riassumere quanto sopra così: precisione per il cronometrista significa tendere alla massima esattezza attraverso l’utilizzo di strumenti capaci di discriminare non il secondo, ma il millesimo ed oltre, al fine della determinazione dell’esatto ordine d’arrivo e dei rispettivi tempi impiegati.

Detto questo, siamo in grado noi cronos di raggiungere l’esattezza assoluta? Abbiamo noi la strumentazione necessaria per puntare alla massima precisione? La risposta non può che essere “Assolutamente si!”

Riguardo alla discriminazione degli arrivi sappiamo che due sono i sistemi al top che la nostra Federazione utilizza in questo campo: il fotofinish e i trasponder. Affinati e perfezionati negli anni essi ci consentono di operare in maniera ottimale ai massimi livelli e di fornire assolute garanzie circa l’esattezza del risultato.

Il fotofinish, grazie al suo speciale obiettivo a fessura collimante con la fettuccia del traguardo riesce a discriminare uno per uno arrivi anche molto affollati. Il sistema transponder invece “capta” con la sua antenna stesa sul traguardo il segnale trasmesso dal “chip” di cui è dotato ciascun concorrente nel preciso istante in cui esso supera la linea d’arrivo. Due sistemi molto sofisticati, che però singolarmente usati qualche “buco” fatalmente lo lasciano. Il limite del fotofinish è quello di non consentire l’identificazione di quei concorrenti il cui numero viene coperto da altri, oppure di quelli che arrivano col numero “sbrindellato” o poco leggibile. Dal canto su il sistema transponder rimane ovviamente “sordo” ogniqualvolta un concorrente arriva senza chip, vuoi perché lo perde nel corso della gara o peggio ancora si dimentica di montarlo oppure lo monta in maniera scorretta.

E’ pur vero che con chiare “istruzioni per l’uso” e adeguati controlli preventivi gran parte di questi inconvenienti possono essere evitati, ma non del tutto. C’è poi da tener presente che l’ordine d’arrivo deve essere documentabile, nel senso che all’occorrenza la sequenza d’arrivo deve essere messa a disposizione per essere visionata, cosa che il fotofinish permette ma i trasponder no perché forniscono solo una sequenza di numeri e tempi. Per questo complesso di cose la soluzione ottimale è senza dubbio quella di utilizzare entrambi i sistemi, cosicchè dove il fotofinish non “vede” il numero interviene il chip, e quando il chip non si fa “sentire” c’è il fotofinish col suo occhio infallibile pronto a vedere. Occorre però che per funzionare veramente in maniera sinergica tutto il complesso deve essere preventivamente messo a punto alla perfezione e poi predisposto scrupolosamente, il che vuol dire allineamento perfetto del fotofinish sulla linea d’arrivo e altrettanto perfetto posizionamento di chip e antenna del sistema trasponder. Solo così si ha la garanzia che questa specie di mutuo soccorso tra l’uno e l’altro si traduca nella certezza del risultato.

Ed ecco due esempi sintomatici a dimostrazione di quanto detto pocanzi:

Il primo riguarda i Campionati Italiani di Biathlon, disputatisi ad Anterselva -Alto Adige- nel 2018. Nella gara femminile tagliano il traguardo praticamente sulla stessa linea Katia Buzzo nr.86 e Anna Oberegger nr.80 (Fig.1).

Impossibile giudicare “ad occhio nudo” o anche dall’immagine della videocamera frontale chi fosse la prima delle due. Il riscontro dei trasponder dava ragione a Anna Oberegger per l’impercettibile differenza di 8 millesimi di secondo (vedi cronologico dei passaggi di cui alla fig.2).

Anche l’analisi del fotofinish confermava senza ombra di dubbio che la nr.80 piazzava la sua scarpetta (che è ciò che conta per il regolamento) un pelo più avanti della sua rivale (fig.3).

Nell’immagine il numero 86 della Katia Buzzo è ben visibile sulla coscia, mentre il numero 80 della Anna Oberegger non si vede perché coperto, ma il trasponder si è fatto sentire. In definitiva un arrivo serratissimo, ma che grazie alle apparecchiature impiegate ha potuto essere esattamente determinato. Nella fattispecie non era in ballo la vittoria, ma a parte che tutti i concorrenti debbono essere esattamente classificati, il ragionamento non sarebbe cambiato di una virgola qualora fosse stato in gioco il primo e il secondo posto.

E invece la vittoria era in gioco, eccome! Nella frazione di Occhiobello del Giro d’Italia Femminile 2017, quando al termine di una volata spasmodica piombano simultaneamente sul traguardo la belga D’Hoore (nr.226) e l’australiana Hosking (nr.11). l’acquisizione dai transponder metteva al primo posto la Hosking per 2 millesimi (fig.4),

ma la successiva visione del fotofinish, assegnava invece la vittoria alla D’Hoore, per l’inezia di 8 decimillesimi di secondo, pari a 5 millimetri! (fig.5).

La posta in gioco era alta trattandosi del successo di tappa, per cui l’immagine dell’arrivo è stata a lungo visionata in primis dalla Giuria, ma anche dalle stesse atlete, convinte entrambe di aver piazzato la propria ruota davanti all’avversaria. Alla fine però il verdetto era inequivocabile e accettato da tutti senza discussioni, proprio perché c’era la documentazione a certificarlo.

Il giorno seguente la “Gazzetta dello Sport” pubblicava in bella evidenza il nostro “frame” dell’arrivo con un commento che metteva in risalto la precisione del nostro lavoro (fig.6). Direi una bella soddisfazione che ogni tanto ci gratifica di tante fatiche.

Come spiegare invece la discordanza fra i due sistemi di rilevamento? La causa molto probabile potrebbe essere stata la differenza di montaggio in altezza dei trasponders sulle forcelle anteriori delle due biciclette in questione, che essendo (le forcelle) inclinate, possono fare la differenza rispetto alla tangente delle ruote sulla linea del traguardo, così come esige il regolamento e come può essere verificata solo al fotofinish. Ecco perché quest’ultimo ha sempre l’ultima parola in capitolo. Quindi in ultima analisi non si è trattato di una carenza di precisione del sistema transponder ma di un fattore esterno non imputabile alle apparecchiature. Ad ogni modo nel corso degli anni è stato statisticamente verificato come l’ordine d’arrivo rilevato dal sistema trasponders, che però ha il grossissimo vantaggio di essere disponibile all’istante, comparato con quello del fotofinish, la cui visione richiede invece un certo tempo, coincida nel 99% dei casi. Una percentuale altissima che a mio parere merita la diffusione immediata della classifica pur con il crisma dell’ufficiosità.  

Sergio Conte

Kronos Alto Adige